Fino al 18 giugno Palazzo Reale di Milano ospita la mostra Keith Haring. About Art, con la presentazione di 110 opere dell’artista americano.
La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca di Haring, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte.
All’interno del percorso espositivo, le opere (molte di dimensioni monumentali, alcune delle quali inedite o mai esposte in Italia) vengono poste in dialogo con le loro fonti di ispirazione: dall’archeologia classica alle arti precolombiane, dalle figure archetipe delle religioni alle maschere del Pacifico e alle creazioni dei nativi americani, fino a arrivare ai maestri del Novecento, quali Pollock, Dubuffet, Klee.
L’allestimento della mostra è denso di rimandi al contesto in cui ha operato Haring e che gli ha consentito di esprimersi come una delle personalità più riconosciute dell’arte americana del dopoguerra.
Uno specchio del nostro tempo
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento. La sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha espresso un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto, reso evidente in questa mostra, è stato quello di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale