Nella cornice di Palazzo Reale a Milano, la mostra Conviviando ha recentemente offerto un excursus storico-culturale sull’evoluzione dell’arte della tavola. Ambientata nelle splendide stanze dell’Appartamento del Principe, l’esposizione ha proposto dieci scenari evocatori di differenti epoche, con un denominatore comune: la tavola che fa da scenografia, protagonista e narratrice.
Rivoluzionaria o legata ai riti del potere, essenziale o sfarzosa, l’arte di apparecchiare è stata presentata in un viaggio attraverso oltre tre secoli, con il supporto di una serie di memorabili film che hanno contribuito a stimolare l’immaginario dei visitatori.
Dai trionfi barocchi di Vatel alle glaciali atmosfere di Ex Machina, passando per la deliziosa Marie Antoinette di Sofia Coppola, il black and white in versione couture di Coco Chanel & Igor Stravinsky e l’etichetta Regency (firmata Jane Austen) di Emma. E, ancora, il candore assoluto di Morte a Venezia e il fasto decadente de Il Gattopardo, due capolavori di Luchino Visconti. L’Art Déco è stata espressa nelle scenografie de Il grande Gatsby, l’orientalismo di ispirazione Sixties da A Single Man, fino alla mitizzazione della figura dello chef, espressa compiutamente in Io sono l’amore.
L’evento è stato promosso in collaborazione con Comune di Milano, Palazzo Reale e Homi.
Viaggio nel tempo
La prima stanza ha accolto il visitatore con il film “Coco Chanel e Igor Stravinsky” (2009).
Il nero e il bianco dettano lo stile, i pannelli decorati con motivi geometrici o richiamanti la natura circondano un tavolo scuro e lucido su cui svettano vasi di vetro trasparente. Nero e bianco un richiamo ai Ruggenti anni 20.
Ci si tuffa poi nell’epoca barocca: lo sfarzo e l’opulenza, i magnifici giardini e la tavola imbandita con ortaggi e vegetali. Un messaggio fortemente simbolico, il potere che soggioga i sudditi e la natura. La stanza successiva mette in scena la corte di Maria Antonietta. Protagoniste le nuance pastello più luminose come il rosa, il celeste e l’avorio, le porcellane e i dolci sofisticati. La tavola è una dichiarazione di sensibilità estetica in cui si perde l’uso del disporre sul desco tutte le pietanze, preferendo inappuntabili camerieri incaricati di servire le pietanze.
La quarta stanza ci porta agli inizi dell’800. L’epoca Regency. Piatti geometrici, posate e bicchieri tintinnanti, menu segnaposto, la tavola ha nuove regole di convivialità. Le linee si semplificano e avanza la funzionalità, raffinate decorazioni floreali a rifinire il tutto. La mensa borghese dove si celebrano i valori familiari e nazionali, si stringono alleanze e si decidono matrimoni. Gli abiti sono casual e la location è il picnic.
Total white
È quindi la volta di una tavola completamente bianca, il colore aristocratico per eccellenza, diafana per mostrare la distanza da chi svolge lavori manuali.
Si torna nell’Ottocento, nella stanza sei, dove la protagonista è nuovamente la sala da pranzo: fulcro dei riti borghesi, un museo in miniatura della storia, prestigio e dignità della famiglia attraverso quadri alle pareti, cristalli e l’argenteria.
Nella stanza sette il Grande Gatsby (2013) ha il compito di riportare in vita gli anni dell’Art Déco. Edonismo e glamour cambiano radicalmente la tavola. Il lusso del 1922, tra pattern geometrici, accordi di nero, crema, oro incontra nuovi accessori.
Nella stanza successiva, dedicata agli anni 60, l’esuberanza della mise en table viene bilanciata dal colore e delle proporzioni, cromie audaci, motivi esotici e personalizzazioni.
La tavola non è più quella austera delle famiglie patriarcali, la moda hippy e gli orientalismi influenzano i nuovi stili di vita.
La società liquida
Nella società liquida di Zygmunt Bauman, nella stanza nove, si perde la materialità e il rituale d’incontro delle famiglie. Ora il gusto diventa bellezza virtuale da condividere su Instagram. È questa un’epoca fra due poli, il fast food e la mitizzazione dello chef.
La colonna sonora del film Ex-machina dà il benvenuto nell’ultima stanza, con una deprivazione sensoriale attraverso un corridoio bianco sterile dai materiali futuristici.
La riproduzione del film e la messa in scena parlano di un futuro in cui il cibo sarà de-materializzato, micronizzato e minimizzato.
Proprio come in un’installazione artistica una telecamera collegata ad uno schermo mostra in diretta il visitatore stesso che sta attraversando la stanza, così da far sorgere domande e riflessioni sul domani che ci attende.